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Dopo qualche minuto stavo sfrecciando con il motorino in via Cola di Rienzo, diretta al Supermarket per saccheggiare il reparto focacce e dolciumi.
“Ma perché è così stronzo?” pensai con rabbia. Nessuno meglio di lui sapeva come rovinarmi le giornate, come se non avessi abbastanza problemi a cui pensare. La preoccupazione si alternava alla rabbia. Fermai il motorino e, ancora con il casco in testa, composi il suo numero per l’ennesima volta.
Libero. Stava squillando. Squillava, squillava, squillava e nessuno rispondeva. Chiusi il telefono. Forse quindi non era morto. Bloccai a stento un attacco d’ira e rimasi così , con il telefono in mano, mentre lacrime di rabbia scendevano sul mio volto. Le asciugai immediatamente e giurai a me stessa che gliela avrei fatta pagare cara. Intanto per cominciare quella sera stessa avrei dato una festa… alla faccia sua! Andai al garage, presi la macchina e tornai al Supermarket per fare il pieno di cibo e beveraggi vari. Tornata a casa mi serviva una mano per portare su le varie buste.
“Renzo? Potresti scendere un attimo a darmi una mano?” Renzo scese e poco dopo eravamo seduti tutti e tre intorno al tavolo della mia cucina. Camilla ci aveva raggiunto.
“Lo odio quando fa così” esclamai alzandomi per sistemare la spesa dentro il frigorifero. “Vi rendete conto che non mi ha ancora risposto?” Anche Camilla e Renzo non sapevano come giustificarlo. “Lo sai che è fatto così” tentò di dire Renzo, “a volte è proprio uno…”
“Stronzo!” conclusi inviperita.
Silenzio. Solo il rumore delle bottiglie che venivano incastrate nel frigo rompeva i nostri pensieri.
“Mi starà tradendo, che dite?” sussurrai enunciando quel fosco pensiero.
“Adesso… tradendo non credo proprio” disse Camilla con sicurezza, anche se nella sua voce intuii una nota di indecisione.
“Ma gliela faccio pagare. Non vuole che faccia festa, vero? E’ geloso dei miei amici, eh? Bene, stasera avrà quello che si merita e di sicuro non andrò a rifugiarmi in bagno facendo finta di essere sola a casa. Me la pagherà. Avanti, iniziamo a chiamare tutti. E quando dico tutti, intendo proprio tutti!”
“Tutti? Sei sicura? Io chiamo allora.” A Renzo, che non si lasciava scappare neanche un’occasione per fare baldoria, l’idea piacque immediatamente e, inforcato il telefono iniziò il consueto giro di telefonate. “Tesoro? Stasera da Linda… sì, infatti… Certo, porta pure i tuoi amici…”
Renzo uscì dalla cucina lanciatissimo nel suo ruolo di P.R.
Rimasta sola con Camilla, mi sedetti vicino a lei e la guardai negli occhi.
“Sono così infelice…” dissi, in cerca di consolazione. Mi sembrava impossibile essere arrivata a quel punto. Non l’avrei immaginato, specialmente dopo quell’ultimo giorno passato con Giacomo a Stintino.
L’idea del tradimento era solo un’idea. Sapevo che non l’avrebbe mai fatto. Sapevo che sicuramente era con i suoi allievi e probabilmente si era dimenticato il cellulare a casa ma quello che mi faceva andare in bestia era il fatto che non avesse l’esigenza di sentirmi. Giacomo era strano, molto strano, ma un tradimento era fuori discussione. Io però dovevo reagire. Mi trovavo in un limbo. Mi facevo mille domande. Era l’uomo per me? Lo era veramente? Non lo sapevo più ma lasciarci era totalmente fuori discussione. Io lo amavo e subivo, questa era la situazione. L’unico modo per distrarmi era circondarmi di ammiratori. Lo so, è puerile ma solo così sentivo di pareggiare i conti. Molto infantile ma anche molto divertente, devo confessarlo. Poi, dovevamo festeggiare. Tra poco avremmo firmato il contratto che avrebbe portato noi tre e la B&B alle stelle. E Giacomo ancora non lo sapeva…
Lo squillo del cellulare mi fece sussultare. Era lui! Fissavo il display e non riuscivo a reagire.
“Rispondi dai” disse Camilla, “io vado da Renzo e lo aiuto a fare gli inviti”. Rimasta sola, finalmente risposi.
“Pronto! Si può sapere dove sei finito? Non sapevo se dovevo chiamare l’ospedale o cosa…” l’aggredii immediatamente.
“Pronto, sì, mi scusi, infatti è il pronto soccorso di Sassari…”
A momenti svenni.

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