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Fantino lo guardò senza espressione.
“Esattamente signor Rocca, lo specialista! Mio figlio vi spiegherà meglio”.
Detto questo, Fantino si adagiò sulla sedia, richiuse gli occhi e si dedicò completamente al suo sigaro.
I nostri occhi si spostarono verso suo figlio Rosario che, con un leggero imbarazzo iniziò a spiegarci la situazione.
“Vedete, solo noi della famiglia conosciamo la formula. Abbiamo organizzato la produzione in modo che chi effettivamente realizza il caffè ne conosca solo una parte. Mio padre, si occupa personalmente della fase finale aggiungendo degli ingredienti, appunto, segreti.”.
“Mi scusi Rosario”, lo interruppe Camilla con tutta la gentilezza possibile, “ma noi non siamo interessati alla formula segreta..”
“Non è questo il punto!” esclamò a gran voce Gerardo Fantino. Camilla tacque.
“Io non vi conosco signori! E intendo tutelarmi al massimo. Quindi voi sarete affiancati per tutto il periodo da un mio uomo di fiducia che controllerà ogni vostro operato, ogni vostra mossa, ogni vostra e-mail, ogni domanda che farete ai miei dipendenti. Controllerà che non vi spingiate mai oltre quello che vi compete. Vi seguirà giorno per giorno, personalmente, qui nel vostro ufficio e ovunque vi recherete per svolgere questo lavoro. Sarà sempre con voi. Prendere o lasciare!”.
Rimanemmo senza parole. Pensavamo tutti a quest’intruso che sarebbe venuto a rovinare le nostre giornate con la sua pesante presenza.
“Non dovete pensare a lui come a un…una…guardia, ecco”, cercò di mediare Rosario, “no, lui sarà per voi, anzi, un prezioso collaboratore che vi potrà illuminare su ogni aspetto. E’ un avvocato specializzato in diritto industriale. Il migliore professionista in questo settore, nonché nostro carissimo amico e quasi facente parte della famiglia in quanto tra qualche mese si sposerà con mia sorella Margherita.”.
“Dobbiamo darvi una risposta immediatamente?”, chiesi, temendo il peggio.
“Certo che no. Parlatene tra di voi e domani in serata ci farete sapere la vostra decisione. Se sarà positiva, tra due giorni vi farò incontrare l’avvocato Reali e firmeremo il contratto”.
Non sapevo più cosa pensare. Urgeva uno scambio di idee con i miei soci. Intanto mi chiedevo perché a noi dovessero accadere queste cose assurde. Il balio asciutto! Non si era mai sentita una cosa più assurda.
Congedati i Fantino, ci chiudemmo in riunione plenaria nella nostra stanza.
“Quindi, se vogliamo firmare il contratto, saremo costretti a convivere con un ficcanaso ventiquattr’ore su ventiquattro per i prossimi mesi. Ho capito bene?”, esordii.
“A quanto pare..”, sospirò Camilla, “non so, pensiamoci un po’ su”.
“Ma voi siete pazze! Avete idea di cosa significa firmare con Fantino? No? Allora ve lo ricordo io!”. Renzo si alzò dalla sedia e iniziò la sua arringa.
“Vuol dire la bellezza di seicentomila euro all’anno per i prossimi 3 anni. Vuol dire avere nel nostro portfolio uno dei più prestigiosi clienti su piazza. Vuol dire fare un enorme salto di qualità. Vuol dire che dopo Fantino, a ruota, arriveranno anche altri clienti importanti. Vuol dire, se ve lo foste dimenticate, poter pagare la marea di debiti che abbiamo accumulato e che ci stanno per portare al fallimento. In poche parole Fantino è l’ultima occasione per non chiudere baracca e burattini. E’ il nostro trampolino di lancio e la nostra ancora di salvezza! Senza contare altre inezie come non aver più l’angoscia dell’affitto e dell’arrivare a fine mese, per quanto mi riguarda. Credo che un miliardo all’anno delle vecchie lire non faccia schifo a nessuno, no? O mi sbaglio? E tutto questo in cambio di cosa? Avere per un po’ una persona in più in ufficio? Io credo che si possa sopportare eccome! E poi…ma a noi che ce ne importa della sua formula segreta? Ma che se la tenga stretta. Questo avvocato Reali ben presto si accorgerà che a noi, dei segreti industriali dei Fantino, non ce ne importa niente e mollerà la presa. Sapete anche voi che se non firmiamo, la società fallirà. Siamo costretti e il prezzo da pagare non lo trovo neanche alto, se lo volete sapere. Io accetto.”
Silenzio. Renzo aveva tristemente ragione. Purtroppo la nostra società non navigava in buone acque. Per dirla tutta avevamo accumulato tantissimi debiti, specialmente con il fisco, ma anche con alcuni fornitori. Insomma, avevamo l’acqua alla gola e nessun margine per poter trattare.

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