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“Come, cosa… cosa vuol dire…” risposi con la bocca improvvisamente inaridita.
“E’ la signorina Linda Flores?” chiese una voce suadente – troppo suadente – dall’altra parte del filo.
“Sì” risposi con un fil di voce.
“Non si preoccupi, non è niente di grave, sono l’infermiere del reparto ortopedia e la chiamo da parte del sig Giacomo Sabatini che in questo momento sta facendo delle radiografie. Sta bene, non deve preoccuparsi, solo che ha ripreso conoscenza da pochissimo e mi ha pregato di avvertirla immediatamente.”
Ero senza parole.
“Pronto, mi sente?” chiese la voce.
“Certo, sì, ma cosa è successo?” chiesi in preda al panico.
“Una caduta. Ora la devo proprio lasciare. La chiamerà tra poco il sig Sabatini in persona.”
“Ho capito, grazie…” dissi, mentre uno dei più spaventosi sensi di colpa si stava impadronendo di me.
Iniziai a farmi mille ipotesi. Reparto ortopedia… quindi era caduto, oppure… oppure aveva avuto un incidente e si era rotto un braccio o una gamba… Avevano detto che aveva ripreso conoscenza, quindi il colpo o qualsiasi altra cosa fosse stata doveva essere stato bello forte… Oddio!!!
La testa mi scoppiava. Mi ero perfino dimenticata che in salone Renzo e Camilla stavano invitando mezzo mondo. Riuscii a schiodarmi dalla sedia e li raggiunsi. La mia faccia doveva essere molto espressiva perché non appena mi videro entrare rimasero entrambi a bocca aperta.
“Che succede?” chiese Camilla allarmatissima, sembra che tu abbia visto un fantasma.
“Giacomo è al Pronto Soccorso. Mi hanno chiamato da lì e non so ancora cosa sia successo…”
“Stai scherzando, spero” disse Renzo, spaventato anche lui. Giacomo in quegli anni era diventato uno di famiglia, non solamente il mio fidanzato. Renzo e Camilla si guardarono.
“Forse è meglio disdire la festa, cosa dici?” mi chiese Camilla.
“Aspettiamo di sapere qualcosa…” le fece eco Renzo per niente entusiasta di dover richiamare tutti gli invitati.
“Renzo, che dici!” lo apostrofò Camilla.
“Dicevo per dire…” si difese Renzo, “adesso richiamo tutti.”
“Forse è la scelta migliore” dissi, sempre con l’ansia che mi attanagliava la gola.
Driiiinnnn
La suoneria del telefono fu come una scossa elettrica. Era Giacomo, almeno speravo che questa volta fosse lui in persona e non qualche altro medico o infermiere. Risposi .
“Pronto” risposi, con la voce strozzata.
“Linda…”
Era Giacomo!
“Amore, dimmi, ti prego, tutto bene?” gli chiesi impetuosamente.
“Sì, adesso sì, ma me la sono vista brutta…” rispose lui con voce incerta.
“Dimmi, cos’è successo?”
Non riuscivo più a tornare padrona di me stessa. Il pensiero di perderlo mi aveva offuscato la mente.
Giacomo respirava pesantemente dall’altra parte della cornetta.
“Stamattina, sono andato a scuola dimenticandomi il cellulare a casa. Avevo la testa tra le nuvole, non so… Comunque, appena ho finito l’ultima lezione, sarei dovuto andare a casa dei miei a pranzo perché come ti avevo accennato è venuta zia Ines da Livorno a trovarci e avevo promesso che ci sarei stato. Ti ricordi che te l’avevo detto?”
“Sì” dissi d’impulso. “Cioè no, ma non importa, vai avanti.” Giacomo aveva così tante zie che dopo tanti anni ancora non mi ricordavo di tutte quante.
“Sarei dovuto andare direttamente ma non avevo il telefono e il mio solo pensiero era quello di chiamarti…”
“Potevi chiamarmi da casa di tua madre…” lo interruppi.
“Sì, beh… ma non mi ricordo mai il tuo numero a memoria… lo sai.”
Una punta stonata di nervosismo si stava insinuando dentro di me.
“Si, vabbè, vai avanti…” gli risposi per tagliare corto.
“Comunque… Decido di tornare a casa per prendere il cellulare ma appena sono entrato in camera da letto per prenderlo dal comodino dove era ancora in carica, sono inciampato nella coperta che era caduta per terra e sono caduto cercando di tenermi alla libreria dell’Ikea che, come sai bene, avevamo deciso di non ancorare al muro. Bene, la libreria mi è caduta addosso con tutta la tua raccolta di gialli di Maigret, Montalbano e credo anche Aghata Christie…”
“Oh…” dissi solo, presa da un ridicolo senso di colpa.
“Ho perso i sensi e quando mi sono riavuto ero al Pronto Soccorso.”
“Ma cosa ti sei fatto? Stai bene? Dimmi…”
“Amore, stai tranquilla, per fortuna non mi sono rotto niente anche se temevo per la spalla. Il colpo che ho ricevuto in testa era di lieve entità e quindi starò qui al Pronto Soccorso ancora un po’ e poi andrò a casa. Ho chiamato Massimo che verrà a prendermi.”
“Meno male!” esclamai completamente sollevata. “Sai avevo avuto delle orribili sensazioni oggi ma adesso che ti sento… Amore, se ti dovessi perdere… io….”
“Smettila, non ci pensare neanche. Io sto benissimo e tutto è bene quel che finisce bene. Ora ti lascio, qui vogliono che stia a riposo ancora un po’.”
“Va bene” dissi. “Solo una cosa…” aggiunsi subito dopo. “Chi ti ha portato al Pronto Soccorso?”
“Ah, sì, la vicina che ha sentito il fracasso.”
“La vicina?” chiesi, di nuovo in allarme. “E com’è entrata la vicina a casa?”
Rossella Melis, la nostra vicina di casa di Sassari. Un personaggino che… beh, lasciamo perdere. Non ero gelosa di lei anche se cercava sempre pateticamente di far colpo su Giacomo.

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