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NOVEMBRE 2019
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Eleonora, Giulia, Amalia Duse nacque a Vigevano, alla Locanda del Cannon d’Oro, il 3 Ottobre 1858. Suo padre e sua madre, Vincenzo, in arte Alessandro, Duse e Angelica Cappelletto, erano attori della compagnia teatrale di famiglia, la Duse-Lagunaz.
Eleonora Duse nacque verso le due del mattino, stranamente allo stesso orario in cui se ne sarebbe andata per sempre sessantasei anni dopo, il 21 aprile 1924. Le condizioni ambientali e familiari in cui si trovò a vivere furono fondamentali per delineare il suo carattere e le diedero gli impulsi per prendere la strada che l’avrebbe portata ad essere la più grande e originale attrice di tutti i tempi.
Le leve per cercare il riscatto sociale e personale insieme all’elevazione spirituale le trovò nell’ambiente in cui nacque e nel quale visse le prime ma fondamentali esperienze di vita. Eleonora Duse cercò sempre di superare se stessa, di realizzare il suo destino, di seguire quella voce interiore che le mostrava e imponeva la strada da seguire. Una strada costellata di grandi successi ma accompagnata anche da un’insoddisfazione quasi cronica che sottendeva ogni sua azione o scelta. Sembra quasi che la Duse abbia voluto seguire quello che riteneva fosse il suo destino anche contro la sua stessa volontà.
Certo, è un paradosso, ma l’atteggiamento di rassegnazione e accettazione della sorte che la portò, per esempio, alla sofferenza, a volte abissale, sono un segno che forse, se avesse potuto, avrebbe seguito vie più semplici e lineari. Fin da piccola si rese conto di avere una sensibilità, un sesto senso, rispetto all’apparenza delle cose della vita.
La tendenza a guardare dentro l’essenza delle cose le fu subito chiara e non si potè sottrarre a questa sua prerogativa. L’interiorità la seguiva come un’ombra, qualsiasi cosa facesse. Captava soprattutto le sofferenze altrui, e in qualche modo le faceva proprie, in un tentativo di alleviare il suo spirito placando quello degli altri.
Cercare e realizzare il suo io universale voleva dire risolvere la sofferenza o il male di vivere che era un tutt’uno con la sua vita terrena.
"Ieri sera in Fou-Frou ero triste e ho recitato tanto bene. Tu sai che non te lo dico per vanità..dal momento che recitare vuol dire soffrire… " .
L’Arte fu la via principale e le permise di risolvere in parte il suo problema esistenziale. L’Arte, attraverso il teatro, perché quello era il mondo dentro il quale nacque e al quale rimase sempre e comunque legata, nonostante la sua avversione per il “teatro senz’arte”.
("Eleonora Duse: Recitazione, Arte, Illuminazione" - Marialisa Carboni)
www.lisacarboni.it/eleonora-duse-recitazione-arte-e-illuminazione/
